Un Natale amaro ricco di disorientamenti

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Un Natale ricco di disorientamenti, quello che si apprestano a vivere gli Italiani: il nuovo Governo “tecnico” non è riuscito a dare speranze al Paese, e nonostante le parole confortanti, come “L’Italia ce la farà”, appare piuttosto evidente che i “sacrifici” richiesti superano di gran lunga “l’equità” prospettata.

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La manovra “salva Italia” non si comprende bene chi salverà, mentre la scure delle tasse , si capisce altrettanto bene, colpirà le solite categorie, non certo gli intoccabili. L’Italiano comune è disorientato, è più che preoccupato, adesso è “quasi” impaurito: non riesce a vedere una prospettiva, né a breve, né a lungo termine: non comprende come i “sacrifici” che gli vengono richiesti possano cambiare veramente lo stato delle cose. Una manovra è già in atto, c’è chi ne prevede un’altra a breve scadenza.

Il cittadino non comprende le “colazioni” di lavoro da chi ha detenuto prima e chi detiene ora il “potere” di determinare un destino di una nazione, di milioni di persone, e a questo punto non vede quale sia la differenza tra governo “tecnico” e governo “politico”.

I sindacati sostentono che la protesta continua, che gli scioperi che si sono già tenuti sono soltanto un anticipo di quanto potrà accadere dall’inizio del nuovo anno Dalla manovra economica alla riforma del lavoro: i sindacati staranno in piazza: ai primi di gennaio il governo vedrà le parti sociali per trovare un punto d’incontro sull’articolo 18, la norma dello Statuto dei lavoratori del 1970 che disciplina il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Cgil, Cgil e Uil appaiono compatti: “La protesta continua”. Significative le dichiarazioni del segretario della Cgil Susanna Camusso: “Bisogna cambiare strategia per dare un futuro al Paese perché non ci sono salvatori della patria con ricette giuste. L’art.18 è una norma di civiltà: non si può licenziare un lavoratore perché sta antipatico o perché fa politica o appartiene al sindacato”.

E il quotidiano “Milano Finanza”, nei giorni scorsi, ha ricordato che questo sarà un “Natale amaro per milioni di italiani e migliaia di imprese che puntavano alla ripresa dei consumi. Se le tredicesime quest’anno verranno decurtate per la prima volta negli ultimi 20 anni del 2,2%, il pacco dono più sgradito si troverà sotto l’albero, subito dopo aver percepito la gratifica: nello stipendio di dicembre verrà effettuato il prelievo, il primo di una lunga serie, dell’addizionale regionale Irpef maggiorata, così come previsto dalla manovra salva-Italia”. E il quotidiano aggiunge: “Se ne sono accorti in pochi, ma quel codicillo inserito nel testo del decreto legge ora all’esame del Senato dispone d’imperio l’aumento dell’aliquota base dell’addizionale regionale Irpef dallo 0,9 all’1,23%, al quale poi ciascuna comunità potrà applicare nel 2012 nuovi rialzi. Si tratta di non meno di 2 miliardi di euro La nuova tassa inserita dal governo Monti di fatto cancella gli effetti di un’altra norma una tantum (ideata dall’Esecutivo Berlusconi e ratificata poi dal successivo governo) che aveva ridotto l’acconto Irpef di 3,1 miliardi di euro proprio per liberare un po’ di risorse in vista delle festività. Un corposo dossier del servizio studi della Camera spiega chiaramente da quando si applicherà questo prelievo, nascosto in un memorabile codicillo («all’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 6 maggio 2011 n.68 le parole «pari allo 0,9%» sono sostituite con «pari all’1,23%»): la modifica si applica dall’anno d’imposta2011”.

Bisogna leggere i giornali specializzati per comprendere fino in fondo quel che sta accadendo? Quanti sono gli aspetti poco noti della manovra Monti che passano inosservati, che i cittadini non capiscono, ma che pagano sulla loro pelle?

Un Natale amaro, è stato detto da più parti: vero. Ma il nuovo anno cosa porterà di peggio?

Sa. Ba.

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